
«Se accetti di interpretare un personaggio come quello di Donatella Colasanti non puoi farne a meno. Il corpo, vestito e non vestito, è uno strumento fondamentale per un attore, specie per raccontare una storia di violenza come quella».
Così Benedetta Porcaroli rispondendo alla domanda su come fosse stato girare nuda in La scuola cattolica di Stefano Mordini, film che racconta il cosiddetto massacro del Circeo.
«In Italia molte cose vengono sacrificate, è questo perché c’è una forma di censura, di moralismo, non si può parlare di niente, far vedere niente. Ma per me l’arte non può essere ostacolata, il moralismo è l’antitesi dell’arte», ha aggiunto l’attrice, intervistata dall’Ansa.
Quanto al suo lavoro, Porcaroli ha detto: «Non mi sento sicura di me, né penso di conoscermi fino in fondo. Ho ventiquattro anni e da quindici vado in analisi. Il fatto è che cambiamo continuamente e poi questo mestiere ti confonde, ti espone».