Richiamati alle armi in caso di guerra: il progetto del ministro Guido Crosetto

Si fa sempre più concreta l’ipotesi di un nuovo conflitto globale. Ecco come l’Italia, dove da molti anni la leva obbligatoria è venuta meno, sta correndo ai ripari. 

Quello che fino a poco tempo fa sarebbe sembrato uno scenario del tutto inverosimile sta pian piano assumendo i contorni di una probabilità molto realistica. I venti di guerra che soffiano dal Medioriente e dall’Ucraina (e non solo) rischiano di stravolgere l’ormai quasi secolare assetto di pace del Vecchio Continente. Italia compresa. Nel nostro paese, come noto, non vige più da molti anni la leva obbligatoria. Ma in casi di emergenza – e questo lo è senz’altro – la chiamata alle armi può comunque partire. Ecco come.

richiamo alle armi in caso di guerra progetto del ministro Crosetto
Guido Crosetto, ministro della Difesa, è al lavoro per costituire una forza di 10mila riservisti, affinché possano intervenire in supporto alle Forze armate – ascoltalanotizia.it

Nei giorni scorsi Patrick Sanders, capo di Stato maggiore delle forze britanniche, l’ha detto senza mezzi termini: anche i civili devono essere pronti a combattere contro la Russia di Putin, se necessario. In una situazione del genere l’Italia non può farsi cogliere impreparata. Per questo il ministro della Difesa, Guido Crosetto, sta lavorando per costituire una forza di 10mila riservisti, pronti a intervenire in supporto alle Forze armate nella peggiore delle ipotesi. Vediamo insieme come, quando e dove.

Per chi suona la chiamata alle armi

In caso di guerra, i primi a essere coinvolti sono naturalmente i militari di carriera delle nostre Forze armate: Esercito, Marina, Aeronautica, Carabinieri e Guardia di Finanza. Poi interverrebbero gli ex militari che abbiano completato il servizio da meno di cinque anni. E se le forze non fossero ancora sufficienti, toccherebbe anche ai civili. Con quale criterio? Attingendo alle cosiddette “liste di leva”, che comprendono tutti i cittadini maschi tra i 18 e i 45 anni. Se dichiarati idonei alla visita, potrebbero essere arruolati.

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Il Codice di Ordinamento Militare stabilisce che le chiamate per lo svolgimento del servizio obbligatorio di leva sono sospese, non abolite – ascoltalanotizia.it

Come spiega chiaramente l’articolo 52 della Costituzione, i civili non possono rifiutare la chiamata alle armi: “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l’esercizio dei diritti politici. L’ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica”. Morale: chi non si arruola commette un reato, a meno che non vi sia un grave motivo di salute. I Vigili del fuoco e gli appartenenti alle Forze di polizia ad ordinamento civile, dalla Polizia di Stato alla penitenziaria alla Polizia locale, sono invece esclusi dal richiamo alle armi.

Quanto alla leva obbligatoria, in realtà è stata solo “congelata”. L’art. 1929 del Codice di Ordinamento Militare stabilisce infatti che “le chiamate per lo svolgimento del servizio obbligatorio di leva sono sospese a decorrere dal 1° gennaio 2005. Il servizio di leva è ripristinato con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, se il personale volontario in servizio è insufficiente e non è possibile colmare le vacanze di organico, in funzione delle predisposizioni di mobilitazione, mediante il richiamo in servizio di personale militare volontario cessato dal servizio da non più di cinque anni”. Parole che ora hanno un suono diverso rispetto al passato.

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