
«Molti hanno sottovalutato tutto, non scordiamoci la dialettica di giugno, luglio e agosto, quando si diceva che il virus era morto e clinicamente non più rilevante. Queste affermazioni hanno avuto un impatto, se la comunità scientifica fosse stata unita e solidale forse avrebbe avuto voce in capitolo in merito a determinate scelte».
Lo ha detto il professor Andrea Crisanti a Mezz’ora in più su Raitre.
«Se a giugno avessimo investito pesantemente in prevenzione e sanità pubblica, non ci troveremmo in questa situazione. Sono stati investiti soldi per le rianimazioni, ma l’epidemia è un problema di sanità pubblica e non di ospedali: se non si investe in prevenzione e sorveglianza, i casi sono destinati ad aumentare. Mascherine e distanziamento da soli non fermano la trasmissione», ha aggiunto Crisanti, che ha ribadito: «In assenza di vaccino e di una terapia, l’unico modo per spegnere la trasmissione è il ricorso al test per le persone vicine alla persona malata».