
Ecco le notizie più importanti della settimana selezionate da “Ascolta la Notizia”.
Partiamo dalla politica.
Il taglio dei parlamentari voluto dal M5S diventa realtà. La commissione Affari costituzionali della Camera ha approvato la riforma e il testo è atteso in aula il 7 ottobre. Il numero dei deputati scende da 630 a 400 e quello dei senatori da 315 a 200.
Senza la riforma l’Italia è uno dei Paesi al mondo con più Parlamentari. Si classifica al terzo posto dopo Uk e Cina.
Il Movimento ricorda che il taglio fu proposto già nel lontano 1984 da Nilde Iotti: “Quando nel 1948 è entrata in vigore la Costituzione, uscivamo dal fascismo e c’era la necessità di ristabilire un rapporto democratico con la società. Ora ci sono consigli regionali, consigli provinciali, consigli comunali: siamo di fronte ad una democrazia più articolata. Ritengo che il numero dei parlamentari sia davvero molto alto”.
Una revisione storica quanto scomoda per alcuni. C’è chi muove pesanti insinuazioni. Ma il M5S non ci sta e risponde con un video dove la deputata Roberta Alaimo espone le “balle” di chi si oppone. “Dite che il nostro obiettivo è di accentrare tutto nelle mani di pochi. Non è vero. Dite che il taglio allontana i cittadini dalla politica. Al contrario gli avvicina. Dite che non ci sarà un risparmio: invece si avrà un miliardo di euro in più. Dite che non abbiamo altri strumenti per fare risparmiare le casse dello Stato. Invece abbiamo già portato a casa diversi risultati”.
Sul fronte internazionale…
Preoccupano i dazi di Trump sul Made in Italy. Dovrebbero scattare dal 18 ottobre e colpirebbero con una tariffa del 25% pecorino romano, parmigiano reggiano, provolone e prosciutto.
Nei giorni scorsi Mike Pompeo, segretario di Stato Usa, era a Roma per un incontro bilaterale con il nuovo governo PD M5S. Per l’occasione Luigi Di Maio ha detto: “I dazi ci preoccupano molto. Le aziende italiane hanno bisogno di certezze. Difenderemo le nostre imprese, il made in Italy, le nostre eccellenze. Non faremo sconti, metteremo le nostre forze per aumentare la capacità di esportare e non diminuire le esportazioni”.
Dal canto suo Pompeo ha affermato che l’Italia è un Paese sovrano, però la Cina è una minaccia comune. “Noi siamo alleati degli Usa e con loro condividiamo le preoccupazioni su determinate infrastrutture strategiche, come il 5G”, ha detto Di Maio. “La guerra dei dazi sta mettendo a dura prova l’intero comparto del manifatturiero europeo. Faremo di tutto per limitare i danni, anche all’interno della Ue”, ha dichiarato il premier Giuseppe Conte all’Assemblea generale di Assolombarda, a Milano.
Passiamo all’economia
Pare che Atlantia voglia tirarsi indietro dal consorzio che salverebbe Alitalia.
La società dei Benetton minaccia di uscire dal salvataggio della compagnia se le concessioni autostradali saranno revocate. Inoltre “l’analisi del piano industriale Alitalia consente un rischioso salvataggio con esiti limitati nel tempo ed è ben lungi da costituire una piattaforma di rilancio della compagnia aerea”, si legge nella lettera che Atlantia ha inviato al governo.
“Non sottostiamo ai ricatti di nessuno”, ha commentato il viceministro allo Sviluppo Economico, Stefano Buffagni.
“Non molliamo sulla revoca della concessione Autostrade per l’Italia ai Benetton”, ha detto il politico del M5S, Luigi Di Maio, in diretta Facebook. “Chi non ha fatto il suo dovere deve pagare. Siamo tutti d’accordo e siamo a tanto così da poter revocare queste concessioni”.
Da oltre 10 anni Alitalia attraversa una pesante crisi. Una cordata di imprese è impegnata nel suo salvataggio e il ruolo di Atlantia è fondamentale: dovrebbe essere il nuovo principale azionista della compagnia aerea, con Ferrovie dello Stato, acquistando circa il 35 per cento delle quote.
Chiudiamo con la tecnologia
Netflix è finita sotto indagine in Italia. La procura di Milano ha aperto un’inchiesta perché la società operante la distribuzione sul web di film, serie televisive e altri contenuti non pagherebbe le tasse. Il gigante dello streaming che non ha sede legale in Italia avrebbe omesso di fare la dichiarazione dei redditi.
Secondo la legge, ogni azienda con una presenza fissa in un dato Paese ha l’obbligo di pagare le tasse. La situazione di Netflix però è più complessa, dal momento che non ha persone fisiche presenti sul suolo italiano che partecipano in maniera rilevante ai suoi affari.
La sede europea della società è in Olanda e le indagini dovranno stabilire se l’uso di server e reti Internet in Italia possa essere sufficiente per dover presentare una dichiarazione dei redditi.
Secondo alcune fonti Netflix, dal 2015 al 2018, avrebbe raggiunto in Italia 1,4 milioni di abbonati. La società inoltre ha prodotto alcune serie tv italiane, come Baby e Suburra.