
Un articolo di Le Monde oppone all’elogio dell’euro fatto recentemente dal governatore della Banca di Francia dati che mostrano una realtà differente.
Il Governatore della Banque de France ha elogiato la moneta europea e le sue conseguenze sul potere d’acquisto dei francesi, sottolineando come questa abbia portato a un rallentamento dell’inflazione e a un calo dei costi di finanziamento per i cittadini francesi.
D’altro avviso è l’opinione dell’economista François Bourguignon, il quale sostiene che il potere d’acquisto dei francesi è diminuito o è rimasto uguale per un periodo molto lungo, specialmente per i redditi bassi e medi. Questa differenza di percezione è data dall’aumento significativo delle spese legate ai bisogni di prima necessità.
Secondo l’Istituto Francese di statistica, il peso di queste spese è aumentato, passando dal 13% del reddito nel 1960 a quasi il 30% nel 2016. Questo oggi lascia ai francesi soltanto il 70% delle spese disponibili, a cui vanno tolte le spese relative al cibo e ai trasporti, benzina inclusa
Secondo uno studio del Ministero della Solidarietà e della Salute, sono le famiglie più modeste quelle ad essere maggiormente colpite da questo aumento delle spese preimpegnate. La quota di queste spese nel reddito disponibile delle famiglie è maggiore quanto più è basso il loro tenore di vita: passando dal 61% per le famiglie povere al 23% per le famiglie ricche.
L’aumento di queste spese ha provocato tra le famiglie la sensazione di impoverimento, rafforzando la percezione di un divario con la misurazione effettiva del potere d’acquisto.