
“Ho curato mio padre con un integratore di vitamina D!” il racconto fake di Nadia virale sul web
Torna a diffondersi a macchia d’olio, attraverso le condivisioni degli utenti dei social network italiani più in uso, il racconto di Nadia; una raccolta di post, una sorta di diario aggiornato quotidianamente che spiega come la ragazza si occupa del padre 68enne e con la sindrome di Alzheimer.
“Due fiale da 100.000 Dbase” così Nadia decide di curare il padre; con un integratore di vitamina D – come tanti si trovano in farmacia – che in pochi giorni già mostra evidenti miglioramenti di salute; “Ha ripreso a parlare e mi riconosce!”.
Come ogni fake news che si rispetti, anche quella di Nadia colpisce al cuore, facendo leva su drammi familiari fin troppo diffusi e speranze a cui le persone si aggrappano per affrontare la sofferenza quotidiana; come quella di vedere un proprio caro affetto da una malattia neurodegenerativa come quella di Alzheimer.
La morale della favola? La vitamina D può guarire.
Niente di più incompleto e falso.
La vitamina in questione, infatti, non protegge il cervello dalle malattie neurodegenerative – come si ipotizzava in passato – ed a dimostrarlo ci sono innumerevoli studi clinici e preclinici condotti a proposito.
Secondo il Centro per la Ricerca sulle Neuroscienze dell’Università di Adelaide e dell’Università del Sud Australia non ci sono prove effettive sulla capacità di contrasto né tantomeno sulla cura.
La vitamina D è fondamentale per la nostra salute e comporta tanti benefici, ma la storia di Nadia è solo un’illusione, una falsa speranza che deve trovare consolazione solo in un laboratorio di ricerca e non sui social network.