
Giorgia Meloni «ha sfidato i profeti di sventura, soprattutto oltre i confini italiani» e adesso «se riesce a cavalcare le onde insidiose della politica di coalizione italiana e a gestire un’economia che è stagnante da circa 20 anni, il suo successo potrebbe essere un modello per altri esponenti di destra in Europa».
Così il Washington Post parla della «prima donna primo ministro italiana e leader più di destra dalla seconda guerra mondiale», ovvero «il primo politico che in oltre dieci anni è riuscito a diventare premier vincendo un’elezione piuttosto che attraverso manovre di coalizione», «nonostante gli odiosi antenati del suo partito, i suoi sforzi per bandire le influenze straniere nella lingua, nel cibo e nella cultura per riaffermare l’identità italiana e i suoi temi nazionalisti, anti-immigrazione e anti-Lgbtq».
Il giornale americano conclude avvertendo Meloni che «qualsiasi passo falso potrebbe significare una rapida fine della sua luna di miele», ricordando che «la vita media dei governi italiani del dopoguerra è di 14 mesi» e che «i suoi partner della coalizione di governo sono alleati di convenienza che potrebbero rivoltarsi contro di lei se vedono un’apertura».