
Apriamo la rassegna settimanale di Media e Tech con gli ultimi aggiornamenti sul caso Twitter.
Elon Musk ha lanciato una nuova provocazione in un tweet di risposta a Liz Wheeler, nota podcaster conservatrice americana. Wheeler ha scritto sul social network che se “Apple e Android decidessero di togliere Twitter dai loro app, Musk sarebbe costretto a inventare un suo smartphone”. Il nuovo proprietario della piattaforma ha replicato: “Mi auguro che non si debba arrivare a questo, ma se non avessi altra scelta, sì, creerei un telefono alternativo”.
Questa settimana sono arrivate novità per quanto riguarda le spunte per indicare gli account Twitter verificati. Musk ha reso noto che a breve saranno rilasciati anche i badge di colore oro e grigio al fine di diversificare gli account autenticati. “Lanceremo provvisoriamente ‘Verified’ venerdì della prossima settimana, scusate il ritardo. Un segno di spunta d’oro sarà per le aziende, un segno di spunta grigio per i governi, blu per le persone (celebrità o meno) e tutti gli account verificati verranno autenticati manualmente prima che la verifica sia abilitata”, ha twittato il patron di Tesla, precisando poi che tutti gli account verificati avranno la stessa spunta blu, ma alcuni potrebbero alla fine mostrare “un piccolo logo secondario che indica che appartengono a un’organizzazione se verificati come tali da quell’organizzazione”.
L’annuncio di Musk che ha generato maggiore polemica è stata la decisione di riammettere nella piattaforma gran parte dei profili che erano stati in precedenza bannati. “Il popolo ha parlato, l’amnistia comincia la prossima settimana”, ha scritto in un tweet, giustificando – come sempre – la propria mossa con l’espressione latina Vox Populi, Vox Dei.
Mentre Musk twitta, il social network continua a perdere inserzionisti: più di un terzo dei 100 maggiori clienti non hanno pubblicato annunci pubblicitari sulla piattaforma nelle ultime due settimane, secondo quanto riportato dal Washington Post.
Twitter ha anche deciso di chiudere il proprio ufficio di Bruxelles: i sei dipendenti della sede belga del social hanno lasciato i propri incarichi. Una decisione che ha allarmato la Commissione europea: “Sono preoccupato per la notizia del licenziamento di un numero così elevato di dipendenti di Twitter in Europa. Se si vuole individuare e agire efficacemente contro la disinformazione e la propaganda, ciò richiede risorse”, ha dichiarato al Financial Times Věra Jourová, vicepresidente dell’Ue responsabile del codice contro la disinformazione.
Passiamo ora alle grane di Mark Zuckerberg.
Andy Stone dell’ufficio di comunicazione di Meta ha smentito l’indiscrezione di The Leak sulle possibili dimissioni del fondatore di Facebook. I titoli dell’azienda avevano registrato un rialzo dopo l’uscita delle indiscrezioni sul passo indietro di Zuckerberg. Secondo Altimer Capital, uno degli azionisti dell’azienda, Meta “ha perso la fiducia degli investitori” anche perché “come molte altre società in un mondo a tassi zero, Meta è andata alla deriva in una terra di eccessi” e “la mancanza di attenzione viene oscurata quando la crescita si realizza facilmente ma è mortale quando la crescita rallenta e la tecnologia cambia”, ha scritto il CEO di Altimer, Brad Gerstner, in una lettera aperta a Zuckerberg datata alla fine del mese scorso. Gestner sostiene che Meta debba anzitutto tagliare le proprie spese di capitale e imporre un tetto annuale di 5 miliardi agli investimenti nel metaverso e in Reality Labs.
La società madre di Facebook ha investito 10 miliardi nel solo 2021.
Meta avrebbe però ottenuto ottimi risultati nella lotta ai contenuti di scarsa qualità presenti nel Feed di Facebook. O, almeno, questo è quanto sostiene l’azienda, che ha pubblicato il report del terzo trimestre del 2022 sui post che hanno avuto maggiore diffusione. Mentre una volta questo report era dominato da spam, meme presi da altri profili e post “engagement bait”, oggi la “Content Quality War Room” della società sarebbe riuscita a determinare cosa intende per contenuti di bassa qualità e implementare una strategia per evitare che questi emergessero nel Feed di Facebook.
Parliamo ora di Apple e dei suoi problemi, e opportunità, in Cina.
La produzione dei nuovi iPhone potrebbe subire un crollo superiore al 30% a causa dei disordini all’interno dello stabilimento produttivo del fornitore di Apple, Foxconn, a Zhengzhou, in Cina. I lavoratori hanno distrutto le telecamere di sorveglianza e si sono scontrati con gli addetti alla sicurezza per protestare contro le misure prese nella fabbrica e per denunciare ritardi nei pagamenti dei bonus salariali che erano stati promessi. Più di 20 mila nuovi assunti se ne sono andati e la produzione non potrà essere ripresa prima di fine novembre. Nel mese scorso migliaia di lavoratori erano fuggiti a causa delle misure per contenere la diffusione del virus all’interno dell’impianto, una vera e propria “Città degli iPhone” che impiega circa 300 mila lavoratori, la maggior parte dei quali hanno tra i venti e i trent’anni.
Secondo alcuni media britannici, Apple sarebbe interessata a comprare il Manchester United: il Daily Star ha riportato nei giorni scorsi che l’azienda di Cupertino starebbe già trattando con il gruppo Raine, che la famiglia Glazer, proprietaria società calcistica inglese da 17 anni ha incaricato per occuparsi della vendita della squadra. Come fa notare Repubblica, “l’impatto del brand a livello globale è enorme, se si considera che molti sostenitori si trovano anche in Medio Oriente, in Africa e negli Stati Uniti. La crescita della tifoseria è vertiginosa anche in un Paese come la Cina, dove i tifosi dello United sono passati da 108 milioni a 253 milioni sempre nell’arco di dieci anni”.
E veniamo ora ad Amazon.
Il colosso dell’ e-commerce potrebbe licenziare anche in Italia. Mariangela Marseglia, vicepresidente e country manager del colosso americano in Italia e Spagna, ha detto all’Ansa che “dopo aver tanto assunto stiamo avviando un processo di verifica generale anche per il nuovo contesto economico che potrebbe sfociare” nei primi mesi del 2023 “in aggiustamenti, che, nel caso, non saranno indiscriminati”. Fonti di Amazon hanno però fatto sapere di non avere dettagli da condividere per quanto riguarda il nostro Paese.
Una delle aree più colpite dai licenziamenti all’interno di Amazon sarà quella che si occupa dell’assistente vocale Alexa. Il noto servizio ha problemi dal punto di vista della monetizzazione e viene gestito e sviluppato all’interno di una divisione dell’azienda chiamata “Worldwide Digital”, che al momento registra perdite per 3 miliardi di dollari.
A proposito di licenziamenti nel settore tech, alle grandi aziende costrette a ridurre il proprio personale si è aggiunta anche Hp: il produttore di computer taglierà fino a 6.000 posti di lavoro entro il 2025.
E anche in Cina sono previsti tagli: non sul numero di lavoratori, ma sugli stipendi dei dirigenti. La società leader dell’e-commerce cinese, JD.com, ha annunciato che taglierà del 10 o del 20% le retribuzioni dei propri senior manager per allinearsi alla campagna di “prosperità comune” promossa da Xi Jinping.
Mentre gli altri social licenziano, TikTok continua ad assumere, anche nella Silicon Valley, contattando gli ingegneri che sono stati mandati via dai propri concorrenti. La piattaforma cinese oggi conta circa 20 mila dipendenti, un quarto dei quali si trova negli Stati Uniti. Ora TikTok punta ad aumentare il personale nei suoi uffici di Mountain View, in California.
Sempre dalla Cina: parliamo dell’ascesa dell’app Temu, gestita dall’azienda cinese di e-commerce Pinduoduo, fondata dall’ex dipendente di Google Cina Colin Huang Temu e diventata nel giro di qualche anno concorrente di Alibaba. Temu ha avuto successo grazie a prezzi in grado di competere con Wish e ad un saggio uso della gamification, che consente agli utenti di ottenere prodotti gratis: negli ultimi mesi, la piattaforma ha raggiunto la vetta delle app più scaricate negli store di Apple e Google negli Stati Uniti.
Non sorride invece l’app cinese Xiǎohóngshū una piattaforma che è un ibrido tra un social network e un e-commerce. L’applicazione, che prende il nome dal “libretto rosso” di Mao, è una sorta di guida allo shopping usata dai suoi 200 milioni di utenti per trovare informazioni e recensioni sui prodotti cercati. L’azienda, scrive il Financial Times, ha dovuto abbandonare il proprio piano di quotarsi alla borsa di New York.
Veniamo ora a Spotify: l’azienda svedese ha lanciato nelle ultime settimane il proprio servizio di audiolibri, offrendo agli abbonati negli Stati Uniti l’accesso ad oltre 300 mila titoli. Il servizio è stato ora esteso anche a Regno Unito, Irlanda, Australia e Nuova Zelanda.
Spotify ha anche rilasciato una nuova funzione per migliorare la qualità del suono nei podcast tramite l’app Android e iOS di Anchor: basterà premere un pulsante all’interno dell’app per eliminare il rumore di fondo dell’audio, mettendo in primo piano la voce.
E a proposito di nuove funzioni, avevate notato che su LinkedIn ora si possono programmare i post? Date un’occhiata, può esservi utile per la settimana che viene.
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