
Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, in un post su Facebook pubblicato dopo aver partecipato al G7 straordinario convocato per affrontare l’emergenza in Afghanistan, ha elencato i punti cardine della posizione dell’Italia sull’Afghanistan e i prossimi passi «da compiere con un chiaro coordinamento internazionale».
Di seguito i punti elencati dal titolare della Farnesina:
1) Come presidente del G20, l’Italia ha in programma di convocare una riunione ad hoc a livello di Leader, utile a promuovere una discussione approfondita sull’Afghanistan, rafforzare un approccio comune e coordinare la nostra posizione con altri importanti partner come Russia, Cina e Turchia.
2) È fondamentale poi agire in maniera coordinata nei confronti dei talebani. Dobbiamo giudicarli dalle loro azioni, non dalle loro parole. Le nostre leve sono il loro isolamento dalla comunità internazionale e la prosecuzione dell’assistenza allo sviluppo. Restiamo fermi sul rispetto dei diritti umani e delle libertà.
3) Dobbiamo definire una politica chiara insieme alla comunità internazionale in merito al numero crescente di richiedenti asilo e migranti in arrivo dall’Afghanistan.
Non esistono soluzioni nazionali per un problema di tale portata.
4) Sulla cooperazione allo sviluppo abbiamo sospeso tutte le iniziative bilaterali con le autorità afghane. Siamo invece pronti a contribuire alle iniziative di risposta alle emergenze portate avanti da organizzazioni internazionali. Ad esempio, abbiamo già erogato all’UNHCR il primo contributo di 250.000 euro per l’emergenza umanitaria.
Adesso, secondo Di Maio, «la priorità assoluta è la protezione dei civili. Manteniamo una presenza diplomatica in aeroporto per facilitare le operazioni di evacuazione – oltre 500 sono già arrivati in Italia – insieme a una squadra militare italiana e in stretto coordinamento con i partner internazionali a terra».
«Gli afghani, in particolare le donne e le ragazze, hanno combattuto e pagato un prezzo alto per migliorare le loro condizioni e noi li abbiamo sostenuti in questo sforzo. Non possiamo ora permetterci battute d’arresto sui progressi compiuti in materia di diritti umani e libertà civili», ha concluso il ministro.