
«Volendo vedere il bicchiere mezzo pieno e avere anche un minimo di atteggiamento entusiasta e non soltanto negativo», si può sostenere di essere in un momento in cui possiamo stare più tranquilli, anche perché “«la macchina si è avviata ed ha conseguito un risultato importante. Tutta la prima fase iniziale e con varie difficoltà, dovrebbe essere stata superata».
Lo ha detto, intervenendo a “Timeline” in onda su Sky TG24, Massimo Galli, direttore delle malattie infettive dell’ospedale Sacco, di Milano.
Quanto alla «variante indiana», Galli ha detto che «abbiamo pochi dati, dobbiamo stare attenti. Ma non facciamo la ‘caccia all’indiano’, che non sta né in cielo né in terra. Chi è qui in Italia magari non rientra in India da mesi», ha detto.
Questa variante «non dovrebbe avere la mutazione 501Y che conferisce grande capacità di diffusione. Senza fare allarmismo, voglio ricordare che l’1 di marzo in India erano registrati 12.286 casi considerando il numero degli abitanti non è un gran cosa. Ma il 25 aprile c’erano 352.991 casi registrati, con una media nella settimana precedente di 321.000 casi. Siamo difronte ad una spaventosa impennata che qualcosa vorrà dire», ha spiegato.