Ecco le notizie più importanti della settimana selezionate da “Ascolta la Notizia”.

Apriamo con la politica italiana.

Il senatore Gianluigi Paragone è stato espulso dal Movimento 5 Stelle.

La decisione è stata presa dal collegio dei probiviri pentastellati, ma non è stata riconosciuta da Paragone, secondo il quale l’espulsione «è stata una decisione arbitraria e presa in conflitto d’interessi»

«Difenderò la mia posizione» – ha assicurato il senatore – «e mi opporrò alla decisione presa dai signori del nulla: per me il collegio dei probiviri e chi lo telecomanda è il nulla. Voglio rimanere nel Movimento, fare le battaglie del Movimento, mantenere vivo lo spirito del programma che ci aveva fatto prendere il 33 per cento. Vado avanti».

L’ex deputato 5Stelle Alessandro Di Battista ha preso le difese di Paragone con un commento pubblicato su un post di un’attivista pentastellata: «Gianluigi è infinitamente più grillino di molti che si professano tale. Non c’è mai stata una volta che non fossi d’accordo con lui. Vi esorto a leggere ciò che dice e a trovare differenze con quel che dicevo io nell’ultima campagna elettorale che ho fatto. Quella da non candidato, quella del 33%,» ha scritto Di Battista.

Mentre il M5S è nel caos, sorride un altro leader politico: Giorgia Meloni.

La presidente di Fratelli d’Italia è stata inserita dal quotidiano britannico The Times al sesto posto della lista delle 20 persone che possono plasmare il mondo nel 2020.

«Ora il partito dei Fratelli d’Italia della Meloni ha il 10% nei sondaggi, in aumento rispetto al 4,4 alle elezioni nazionali del 2018 e ruba voti a Matteo Salvini,» scrive il The Times.

Meloni ha commentato la notizia sui social: «A me basta dare il meglio per cambiare l’Italia: magari dandole un Governo che stia a testa alta in Europa e nel mondo e che le restituisca dignità e visione di pensare in grande,» ha scritto in un post su Facebook.

Chiudiamo con gli esteri.

Alta tensione tra Stati Uniti e Iran dopo che gli americani hanno ucciso a Bagdad il generale iraniano Qassem Soleimani, capo delle Forze Quds, forze speciali delle Guardie della Rivoluzione.

Soleimani, accusato di essere dietro all’assalto dei giorni scorsi all’ambasciata Usa nella capitale irachena, è stato ucciso con un’operazione condotta con l’uso di un drone, che ha sparato quattro missili contro l’auto che doveva portare in città il generale. Oltre a Soleimani sono morte altre 10 persone, tra cui il numero due della milizia paramilitare sciita Hashd Shaabi, Abu Mahdi al-Mohandes.

Teheran ha assicurato che vendicherà la morte del generale «nel momento e nel luogo più opportuni».

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