
La nuova coalizione di governo M5S-PD sembra fatta ma manca un elemento importante: il voto online su Rousseau, la piattaforma dove gli iscritti al movimento possono esprimere il proprio giudizio. “Far votare i propri iscritti sulle scelte fondamentali per l’Italia è il metodo del Movimento 5 Stelle. Rappresenta da sempre il nostro valore fondante ed è altamente democratico”, si legge sul post pubblicato sul Blog delle Stelle. “Anche il precedente ’Contratto di Governo’ che Matteo Salvini ha tradito e stracciato per delirio di potere personale in pieno agosto, era stato votato dagli iscritti del Movimento 5 Stelle”, continua spiegando inoltre che “sono valori democratici che non barattiamo per nulla e nessuno e chiediamo vengano rispettati. Il Pd ha i propri organi decisionali, noi abbiamo il nostro: gli iscritti”.
Sembra certo quindi che prima di procedere con qualsiasi decisione politica, il M5S intenda rivolgersi alla piattaforma Rousseau per avere il parere degli iscritti. Il M5S nello stesso post smentisce anche la notizia del presunto hackeraggio su Rousseau, spiegando che si tratta di una enorme fake news. “Siamo di fronte ad un nuovo fenomeno. Siamo passati dagli hackers ai fakers che usano Photoshop per mandare in giro immagini di hackeraggi inesistenti”, scrive.
La stampa nazionale muove ancora qualche dubbio in proposito: “Davvero il voto sulla piattaforma Rousseau è in grado di fermare le macchine di un governo già partito?”, scrive il Corriere.it. Il quotidiano si interroga sul quesito che verrà inserito in rete, insinuando che sarà “semplice semplice, concentrato sulla parola Conte, senza citare il Pd”.
Intanto il premier Giuseppe Conte ha ricevuto l’incarico per formare il nuovo governo. Ha 5 giorni di tempo per scegliere i protagonisti della coalizione giallo rossa. “Non sarà affatto facile mediare tra Cinquestelle e Pd, fino a ieri acerrimi nemici e ancora molto distanti su questioni incandescenti come quelle dell’immigrazione e del taglio dei parlamentari”, scrive il sito di Repubblica.
Le ultime notizie sul versante economico ci dicono che:
I contratti di lavoro a tempo indeterminato in Italia quest’anno sono in aumento. Diminuiscono invece i contratti a termine. E’ quanto emerso dai nuovi dati dell’Osservatorio Inps sul precariato. Rispetto al 2018, nei primi cinque mesi di quest’anno, i contratti stabili hanno avuto un incremento del 150,7 %. I contratti a tempo indeterminato sono in tutto 321.805. Si conferma il boom di trasformazioni dei contratti a termine in stabili sono 372.016, il 60,4% in più rispetto allo scorso anno. Il trend positivo si è dimostrato a partire dall’entrata in vigore del Decreto Dignità firmato da Luigi Di Maio. I contratti cessati al contrario diminuiscono, passando da 2,48 a 2,3 milioni.
Passiamo ora agli Esteri
Caos in Gran Bretagna in vista della Brexit. La Regina Elisabetta ha autorizzato lo stop del Parlamento britannico richiesto dal primo ministro Boris Johnson. I lavori delle Camere sono sospesi per cinque settimane, da inizio settembre fino al 14 ottobre.
Lo stop del Parlamento consentirà Johnson di trattare con l’Ue senza condizioni, senza escludere il ‘no deal’. Così il Regno Unito uscirebbe dall’Ue senza intese commerciali.
Il Parlamento britannico avrebbe tempo fino al 31 ottobre per approvare la nuova intesa ed evitare così l’uscita senza accordo.
La sospensione del Parlamento britannico ha generato proteste in tutto il Paese. Una petizione online ha superato 500mila firme.
Sul fronte della tecnologia la situazione è la seguente:
“Il prossimo smartphone Huawei non avrà app e servizi Google per il divieto degli Stati Uniti”. Lo ha annunciato l’agenzia stampa Reuters, spiegando che il nuovo dispositivo Huawei sarà venduto solo in Cina, finché non avrà il suo nuovo sistema operativo Harmony OS per i mercati internazionali.
L’amministrazione Trump ha inserito la società Huawei in una blacklist a maggio, sostenendo che sia coinvolta in attività che compromettono la sicurezza nazionale degli USA.
Reuters riporta inoltre che 130 aziende statunitensi avrebbero chiesto la licenza al governo per poter commercializzare con Huawei, ma nessuna sarebbe stata autorizzata. L’analista Richard Windsor sostiene che “Senza i servizi Google, nessuno acquisterà il dispositivo”.