
Gli scarti dell’olio di oliva potrebbero rappresentare una soluzione naturale per farmaci e alimenti.
È quanto emerge dai risultati intermedi del progetto “Sos” (Sustainability of the Olive-oil System), sviluppato da sei Università italiane, guidate dall’Ateneo di Bari, e finanziato da dieci fondazioni bancarie (Ager) con 7 milioni nel triennio 2018-2021.
In una nota diffusa dal progetto si legge che l’uso degli estratti di foglie di olivo potrebbe essere utile “per bloccare l’azione genotossica del cadmio” e “sono stati ottenuti estratti utili per combattere patologie associate a infiammazioni e stress ossidativo”.
Per quanto riguarda l’industria alimentare, questi stessi estratti sono “ottimi per aumentare la conservabilità (la shelf-life) di taralli” e altri prodotti come “il paté di olive o le olive da tavola fermentate in salamoia”.